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Morfologia

Morfologia


La morfologia dell’Alta Murgia

Il paesaggio attuale ha subito, nel tempo, alcune modifiche dovute soprattutto a piegamenti e a fratture (faglie) del suolo per distensione e compressione delle rocce, con conseguente formazione di depressioni, scarpate, gradoni e rilievi. Alle trasformazioni della morfologia hanno contribuito anche le erosioni torrentizie (lame) e altri fattori climatici.

Si configurano, così: la depressione valliva di Montegrosso–San Magno, tra il Tavoliere e la Murgia Bassa di Sud-Est verso Brindisi; la depressione tra Ruvo e Palo del Colle; i rilievi di Monte Caccia (679 m.), di Torre Disperata (677 m.) e di Murgia del Ceraso; i salti di livello (ondulazioni) del terreno; i gradoni terrazzati. È da citare anche il costone, segnato da solchi profondi (lame), che separa l’Alta Murgia dalla Fossa Premurgiana e Fossa Bradanica lungo la direzione Nord-Ovest/Sud-Est (da Minervino ad Altamura), lungo la tratta Nord-Ovest (da Minervino a Toritto) ed i tratti lievemente inclinati tra il costone e la SS 97.

Il suolo murgiano è costituito principalmente da calcare. Di epoca remotissima (circa 130 milioni di anni fa), il suo spessore raggiunge anche i 3000 metri. Il calcare esistente si può classificare in calcare di Bari e calcare di Altamura. Il calcare di Bari, di formazione più remota, è costituito da una sovrapposizione di strati calcarei, di colore biancastro. Esso è presente in superficie, nella parte più settentrionale del territorio (Minervino, Andria, Corato, Ruvo, Bitonto e Toritto). Il calcare di Altamura, di colore grigiastro, è presente, in banchi, nella parte meridionale dell’Alta Murgia: una fascia che inizia a Sud di Minervino, passa al di sotto dello jazzo del Garagnone e riaffiora fra Gravina ed Altamura.

tufi sono altre conformazioni rocciose di età più recente (20 milioni di anni fa) che presentano un’origine calcareo-arenacea. Di colore giallo chiaro o biancastro e con una struttura omogenea, i tufi risultano di facile estrazione e lavorazione; per questo essi vengono utilizzati come materiale di notevole utilità nel settore delle costruzioni. Le formazioni tufacee poggiano irregolarmente sopra i calcari cretacei, riempiendo i vuoti (cavità, conche, depressioni).

La formazione tufacea nota come “Tufo di Gravina” e “Tufo delle Murge”, si colloca in una fascia a valle della Fossa Bradanica e, in particolare, nell’area di Altamura, Gravina e nelle vicinanze di Quasano. La consistenza e la colorazione di questi tufi derivano dalla quantità e dalla qualità delle sostanze organogene presenti nell’impasto, dalle quali deriva la denominazione del tufo: Mazzaro, Cozzoso, Mollica o Salso.

Dei materiali di origine più recente (poco più di un milione di anni fa) sono presenti nella Fossa Bradanica: sabbie, depositi alluvionali e detriti vari, argille miste ad humus e terre rosse, rendendo i terreni di questo sito tra i più coltivabili di tutta l’Alta Murgia.

L’assenza quasi totale di altri sedimenti protettivi nella massa calcarea dell’Alta Murgia e l’erosione prodotta dai venti, dalle acque, dalle piogge ad alto contenuto di anidride carbonica hanno determinato lo sviluppo di fenomeni carsici, quali i bacini carsici, di forma generalmente circolare, per il confluire delle acque nei punti mediani della conca stessa (Gurlamanna, della Crocetta, Lago Cupo). Si citano le doline o puli di forma “a piatto” , “a scodella”, “a imbuto”.

Il Pulo di Altamura presenta un diametro di 550 metri e una profondità di 92. Unitamente al Pulicchio di Gravina (a ciotola) queste due doline rappresentano degli straordinari beni paesaggistici dell’Alta Murgia che dovrebbero essere inseriti in tutti gli itinerari turistici dell’area. Comunque, il carsismo della Murgia è il principale fattore di modellamento del terreno, soprattutto nella parte più interna dell’area dove i terreni di copertura e la terra rossa sono assenti e la vegetazione arborea è assai scarsa.

Il sottosuolo (ipogeo) di tutto il territorio è ricco di cavità, spesso suggestive: grotte con formazioni colorate di stalattiti e stalagmiti, inghiottitoipozzivoragini e caverne. Tra le grotte di maggiori dimensioni e di particolare valore naturalistico vi sono quelle di Torre di Lesco, di Languanguera, dei Briganti, S. Angelo, Bianca, del Vagno, Costa San Gregorio, Grotta di Cristo, Lamalunga. Gli inghiottitoi, denominati gravi se di grandi dimensioni, sono cavità naturali attraverso cui le acque di superficie penetrano nel suolo sottostante fino a raggiungere le falde freatiche, a volte ostruite da materiali vari (terre rosse, rifiuti prodotti dall’uomo, altri). Fra gli inghiottitoi si citano quelli situati nei pressi di Lama Scardina e della Masseria Iambrenghi. Le gravi maggiori, tra le più profonde dell’Italia centro-meridionale, si annoverano quelle di Farauall (270 m.); Ferratella (320 m.); Scoparella (37 m.); Parco della Noce; Mellito; Masseria Sassi.

(fonte: galmurgiapiù.it)