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Federico II: l’ultimo Imperatore

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Il Museo Civico di Barletta ospita un busto che ritrae con intensità il volto di Federico II. Con lui lo studio dell’ambiente e la creazione di strutture architettoniche particolari apre la strada allo studio del territorio in senso moderno.

Il Museo Civico –Da alcuni mesi è stato aperto al pubblico il nuovo Museo Civico di Barletta all’interno del Castello Normanno-Svevo-Angioino in cui sono stati raccolti reperti archeologici e opere d’arte frutto di donazioni pubbliche e private. Il museo ospita, in particolare un busto del XIII secolo dell’Imperatore Federico II di Svevia che, a mio avviso, merita attenzione. L’interesse verso questa scultura mi è stato suscitato, oltrechè dall’esser riuscita a superare il tempo e la storia – i segni sul viso sono un dato evidente – da una riflessione puntuale di Cosmo Damiano Fonseca: «…Federico II è certamente un personaggio che turba e affascina anche per le sue contraddizioni. I messaggi che, senza cedere alle tentazioni di attualizzare il personaggio, l’Imperatore può trasmettere sono molteplici: l’universalismo come valore di coesione della Vecchia Europa, il senso dello Stato visibile nelle sue Costitutiones, la curiosità della ricerca come veicolo di crescita personale, etica e civile. Agli Studenti di Napoli e di Bologna Federico aveva scritto più volte sostenendo in una solenne occasione che… senza la scienza, non si consegue alcuna dignità…».

Castello di Barletta (BA), sede del Museo Civico

Il Regno – L’attento studio della scultura, gli abiti imperiali, la clàmide, fermata sulla spalla da una fìbula. Il volto ruotato lateralmente, i cappelli raccolti in piccole ciocche sotto una corona d’alloro, ad imitazione dei ritratti d’età adrianea e la riflessione puntuale mi hanno portato ad immaginare una sintesi: doveva essere un regno interessante quello normanno-svevo in cui si parlava latinogreco e arabo. Tre lingue, tre culture, tre idiomi caratterizzanti un periodo storico di assoluto splendore nella storia della cultura europea del XII secolo. Nel regno circolavano le nuove teorie del sapere, prima fra tutte le scienze della . Uomini di scienze, letterati, geografi, filosofi crearono un’atmosfera d’internazionalismo che rafforzò, sul piano politico, il progetto statuale dell’Imperatore.

I metodi di studio e il  – I metodi di studio sperimentali suggeriti da un modo di concepire le scienze naturali fondate sulla tradizione, sulla diretta osservazione dei fenomeni e sulla loro costante verifica, diedero vita al moderno movimento scientifico. Era già diffusa la famosa metafora di Bernardo Chartres «…noi siamo come il nano sulle spalle del gigante; egli vede più in là del gigante non grazie alla propria statura ma quella del suo sostegno…». Questo punto di vista guidava studiosi laici verso l’indipendenza del pensiero. Una rinascita intellettuale, una moderna e significativa rivoluzione tecnologica fondata nella dignità e nell’intelligibilità dell’uomo, della natura e del rapporto tra essi. L’Imperatore era sensibile alle domande della scienza, della tecnica e dell’arte al pari della politica. Non è un caso che alla corte svevo-normanna abbiano trovato ospitalità scienziati come Ibn-Idris che si manifesto nell’originalissima rappresentazione grafica di nuova concezione dei sette climi e dello studio dei luoghi, assegnando alle aree abitate della terra sette paralleli e dieci meridiani.

Il pensiero Aristotelico – Inoltre, negli ambienti del regno circolava il principio della sfericità della Terra, principio che era stato di  e che l’uomo fosse intimamente legato all’ambiente fisico in cui viveva. Una conoscenza che aprì la via del fare.

L’interesse dell’Imperatore per la geografia era sostenuto dal desiderio di organizzare il territorio sulla base di una conoscenza dell’ambiente, della tecnica, dell’arte della navigazione, dellacartografia, dell’architettura e dei nuovi sistemi per misurare il tempo e lo spazio, facendo coincidere spazio geografico e spazio giuridico costruendo architetture limpide: PorteCastelli, Fortificazioni; formidabili strumenti di controllo del territorio. Inoltre la conoscenza geo-fisica sviluppò nell’Imperatore una visione dell’universo in cui la compenetrazione tra cielo e terra era strettissima accomunando contemporaneamente la religione cristiana, musulmana e greco-bizantina. Il momento culturale più qualificante fu l’esperienza delle traduzioni di testi filosofici dal greco, dall’arabo e dal latino che crearono un’irruzione in occidente tra il XII e il XIII secolo dell’aristotelismo, frutto di un’operazione culturale di portata notevolissima a cui noi dobbiamo molto in termini di formazione complessiva.

(pubblicato su AmbienteAmbienti.com)

Luoghi Bibliografia e Siti essenziali:
  • Barletta, Museo Civico, Castello Normanno-Svevo-Angioino.
  • Federico II di Svevia, De Arte venandi cum avibus,  a cura di Anna Laura Trombetta Budriesi, Editori Laterza, Bari, 2007.
  • http://www.cesn.it/

Informazioni sull’autore

Domenico Tangaro – Architetto, pittore, scrittore, vive in Puglia, dove opera come libero professionista nel suo studio di Andria (Ba). Ha ideato molti progetti di Architettura, Urbanistica e Design di grande importanza per la committenza pubblica e privata in Italia visibili nel sito web www.domenicotangaro.it.



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